sabato 28 marzo 2020

dolori

Caro tu che leggi,
Ho un blocco emozionale alla base d'ingresso del  cuore.
Non entra e non esce niente e resto gelida, acida e ben poco amorevole.
Le parole non scorrono sulla tastiera, né sulla carta, né nella testa.
Le immagini non arrivano alla mano che tiene il pennello.

I giorni scorrono rapidi e uguali e portano in bocca l'amara sensazione di non riuscire a sfruttarli nel modo migliore in cui avrebbero potuto essere sfruttati.

Le telefonate, spesso portano più notizie nefaste che positiva vita.

Ieri è morto il cardiologo di mio padre, stimatissimo professionista e amico dei miei genitori da una vita lavorativa passata insieme.

Oggi ricevo notizie dell'elenco lungo di lutti di amici della bergamasca.

Non sono ancora riuscita a trovare il coraggio di alzare il telefono e salutare probabilmente per l'ultima volta zio F. , oramai in hospice.

Non mi guardo allo specchio, perché ho paura dei miei occhi, ho paura di fare i conti con la mia anima.

Ho tagliato i capelli ancora e sono quasi certa che non ho ancora finito.

E' tutto troppo, tutto esageratamente di forte impatto emotivo su di me, che sono più che mai fragile e fiaccata nel cuore.

Il fisico risorge anche questa volta, come una fenice dalle sue ceneri; il cuore fa male però.





lunedì 23 marzo 2020

i cinque sensi

Cara Anna,

Ci sono cose con cui si nasce.
I cinque sensi per esempio.

La cosa che non mi aspettavo dalla chemio è l'azzeramento di quasi tutti questi sensi.

Per qualche giorno, mi si abbassa l'udito e al contempo sono infastidita dai rumori forti.
La vista è infastidita dalla luce, dagli schermi.
Il gusto è alterato e azzerato.
Il tatto è diverso: questa volta mi fa male ogni singolo millimetro di pelle; perfino sotto la doccia mi sono lamentata delle goccioline d'acqua che scendevano leggere.

L'olfatto però è quello che mi crea maggiori scompensi: come per il gusto è alterato ma non riuscivo ad avere percezione di quanto fino a ieri sera, quando in seguito a un forte accesso di nausea, ho cercato di alleviare questo fastidio con l'olio essenziale di menta, rimedio usato ai tempi della gravidanza.

Olio essenziale.
Di menta.

Olioessenzialedimenta.

Un preparato con un potere che ti parte dalla narice e si attiva, va dentro l'anima e ritorno, che risveglia ricordi di moijto e di rigagnoli di montagna con piantine odorose tutte intorno e sole caldo sul viso.

Olio
essenziale
di
menta.

Ieri sera e tutt'ora, non ne percepisco neanche lontanamente l'odore e il mio cervello è andato in black out: ho perso completamente la percezione del reale.

Non so più qual'è il mio posto nello spazio - tempo ed è una cosa veramente difficile da gestire unita a tutto quello che sta accadendo intorno: il corona virus, le continue perdite di persone che conosco, l'incerto domani lavorativo, l'esplosione della fabbrica di PVC e il rischio diossina, il terremoto in Croazia... 

Un piccolo seme di dubbio sta cercando di impiantarsi dentro di me per quanto mi sforzi di scacciarlo.

Vorrei svegliarmi da tutto questo incubo.



giovedì 19 marzo 2020

il sottobosco solletica le radici

Cara cognata, care sorelle,
chemio 2 di 6 andata.
tutto ok.

Ora il farmaco sta già lavorando e sono un po ' provata... ci vuol pazienza.

Per andare  dove c'è l'ospedale, ci sono ancora tante "rive" boschive.

Oggi alle 06.40 c'era già una bella luce e nel sottobosco ho potuto godere di tante primule, viole, e tanti fiori bianchi di cui non ricordo il nome: sicuramente fiori di San Giuseppe visto il periodo. qualche giunchiglia e qualche croco viola. E' stato bello: la primavera arriva dal basso, e sveglia piano piano gli alberi ancora assopiti solleticandogli le radici.

E' stato bello anche perchè dalla terza volta che faccio quella strada (e ora l'ho fatta tante tante volte) ho imparato ad orientarmi con le mie montagne e e a vederle da un'altra angolazione e allora seguo il profilo del Bollettone che piano piano volge alle mie spalle e ripercorro la strada che da bambina, con un paio d'anni più di stella, feci con mio padre e mio fratello, dal faro di Brunate alla cima del monte Bollettone e ritorno: LUNGHISIMA e MAI PIU' eppure ancora presente nella memoria.

Vi penso e vi ricordo.

martedì 17 marzo 2020

Morire al tempo del corona virus

Caro zio L.,
ciao.

Non sentirò più la tua voce.
Non vedrò mai più i tuoi occhi azzurri.
Non ti vedrò più incedere traballante sulla tua bicicletta.
Non ti sentirò più vantare dei tuoi successi con il tiro al piattello.

Cosa ricordo di te?
Le canzoni che mi hai insegnato quando ero piccola, canzoni di un passato così lontano che ora mi pare remoto.
L'amore per gli animali e la possibilità che mi hai dato di crescere vicino a sette cani da caccia, quaglie, conigli, lepri e api.
L'avermi fatto allattare un leprottino neonato rimasto orfano: ecco, quella sensazione, quegli occhi, quel palpito non lo dimenticherò mai.
L'avermi mostrato come si porziona una forma di grana padano intera.
L'ibisco, le dalie bianche e vinaccia, le rose indaco del tuo giardino.
Il tuo camion - mercato e le gemme di pino che mi regalavi al compleanno quando vi portavo una fetta di torta.

Sono tutti ricordi della mia fanciullezza, lo ammetto: negli anni ci siamo persi, troppo troppo distanti di età e di vissuto per riuscire a mantenere un rapporto così vivo con in mezzo una distanza generazionale siderale.

Ma resti sempre mio zio, il fratello maggiore di mio padre, che oggi è addolorato oltre misura perché non potrà venire a salutarti "di persona".
Perché non ci sarà nessun funerale.
Perché ci sarà forse solo una breve funzione al cimitero e forse neanche quella.

"Si vive insieme, si muore da soli", dicevano in Lost.
Vivere e morire al tempo del corona virus è più o meno così: morire da soli.
E neanche la magra consolazione del "ha smesso di soffrire" questo giro riesce a coprire l'intera superficie del male che fa l'idea della solitudine che hai passato in questi giorni: avrai pensato di essere stato abbandonato? Avrai pensato di non essere più amato da nessuno?

Questo dolore,che lacera il mio cuore, lo immagino centuplicato in quello dei tuoi figli, in quello di tua moglie unito alle domande "avrei potuto fare di più?" "avrei fatto meglio a fare altre scelte?" .
Domande che resteranno senza risposta fino al raggiungimento della rassegnazione: qualsiasi scelta non avrebbe cambiato il risultato finale.

La Morte.
Che arriva anche non per il Corona Virus.
Che ha i suoi tempi già definiti e scritti.
Che "porta corona" ed è di tutti noi "signora e padrona".
Che è se possible ancora più devastante.

Ti abbraccio con il pensiero, ti porto con me.
Ovunque tu sia, spero che tu abbia pace.



lunedì 16 marzo 2020

domani

"Abbiamo gli strumenti più potenti Rios: l'apertura, l'ottimismo e lo spirito di curiosità. 
Loro hanno solo segretezza e paura. 
E' la paura la più grande distruttrice, Rios"

Picard - la serie - puntata 8 stagione 1


Cara Anna,
domani devo andare a rifare gli esami e ripenso alla frase qui sopra. 
La paura in parte accompagna le mie giornate, anche se in modo silenzioso: sorseggia una tazza di caffè americano seduta sul divano al mio fianco, legge fino a notte fonda ai piedi del mio letto, è immersa in una vasca di schiuma la mattina quando ho bisogno del bagno...
Non urla, non strepita, non alza la voce ed al contempo è davvero la più grande distruttrice.

Io non lo so se sto bene e questo mi spaventa.
Settimana scorsa ero solo un pochino stanca.

Questa settimana lo sono ancora.
Il mio midollo avrà deciso di ricominciare a lavorare a pieno regime o no? 

Tutto è strano qui intorno, la sera il silenzio è palpabile, mi mancano tante piccole cose di ordinaria importanza. Avrei voluto camminare di più per esempio e invece mi fossilizzo inevitabilmente su me stessa.

Chissà tu cosa avresti fatto.

giovedì 12 marzo 2020

Speranza

Cara Sara,
l'ultima volta che mi hanno detto "andrà tutto bene", avevo un agocanula infilato nella mano, unico accesso venoso trovato, e stavo per essere mandata in sedazione profonda. Dopo di che il farmaco faceva un male boia, e io ero terrorizzata e mi sono addormentata molto molto male. 

E no, non è andato tutto bene.
Nella sfortuna sì, chiaro, poteva andare molto, molto peggio.
Ma "tutto bene" no.

Quindi ora ho l'orticaria, perché è tutto un postare di arcobaleni e di hashtag e sorrisi vibranti.

Mentre io sono come Lucy Loud : mi vedo esattamente così ogni volta che vedo una immagine di arcobaleno... Vestita di nero e che dico "oh dramma...".

Lungi da me essere negativa o pessimista: quella ero io un'altra vita fa e di sicuro non sto affrontando negativamente tutta la vagonata di escrementi che mi è cascata addosso da tre mesi abbondanti a questa parte.

Ma la resistenza, la resilenza per me è altro e non riesco, non riesco, non riesco davvero a proporre a mia figlia di fare questo cartellone che tutti o quasi stanno pubblicando.

E' un mio limite, sia chiaro, non giudico ne condanno nessuno e capisco che per molti sia un modo semplice e chiaro per dare speranza.

Eccolo qui un altro nodone enorme: non sono capace di pensare alla speranza come "Sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera " come dice la Treccani e questo non perché io sia depressa o veda solo nero intorno a me. 

Credo dipenda da quello che scrivevo ieri: il vivere un'ora per volta con l'incognita non poter decidere ne sapere come sarà la mia vita l'ora successiva, tarpa le ali ad ogni qualsiasi progetto e di conseguenza anche a qualsiasi desiderio.

Oh che botta scoprirlo.

Per quanto "chi visse sperando morì..non si può dire", in questo momento mi sento più povera.

Eccolo qui, un altro nodo senza soluzione.
Per il momento.
Spero.

mercoledì 11 marzo 2020

Quanto è difficile la Lentezza

Cara J,
quanto è difficile per una persona come me, abituata ad organizzare quasi ogni minuto della sua settimana e delle settimane successive, riuscire ad accettare che no, non posso organizzarmi neanche una singola giornata?

Tanto. 
Veramente tanto difficile.
Come ti ho scritto per messaggio, è davvero un dramma!

Chi ci era già passato, quando raccontavo che ero proiettata ad un agosto in montagna, mi consigliava di pensare anche al presente, al singolo giorno e io dicevo di sì, senza crederci troppo o almeno senza dargli troppa importanza.

Ma oggi ho dovuto scontrarmi con questa realtà: devo vivere un'ora per volta.

Ieri mi hanno telefonato: gli esami non sono buoni e devo rimandare la chemio di una settimana (speriamo di una sola settimana): in quel momento il mio corpo ha mollato il colpo. La stanchezza è uscita tutta in una volta lasciandomi addosso un discreto malumore e tanto tantissimo sonno arretrato.

Oggi sono in giornata di abbrutimento totale: sono ancora in pigiama e ci resterò ad oltranza.

Però ho guardato la puntata di Picard mentre la figlia Orsetta scriveva in bella la ricerca di Scienze sull'Oritteropo.
Però ho cucinato e ho anche preparato le melanzane impanate cotte al forno per stasera e 4 porzioni da surgelare.
Però ho corretto i compiti di matematica.

E ci sarebbero ancora un paio di cose che vorrei fare, se ci riuscirò.

Perché non lo so se ci riuscirò.
Ogni ora è a sé.

E ora per esempio sono spiaggiata sul divano e non c'è niente che mi farebbe alzare di qui.

Sto vivendo una lentezza che non credo di aver vissuto mai nella mia vita, neppure quando ero in gravidanza, neppure dopo aver partorito. E mentre il mio corpo gioisce per la novità, compreso il mio secondo cervello, il primo cervello ogni tanto è un filino esasperato..

Questo voler fare a tutti i costi qualcosa, questo volersi tenere impegnato: anche ora in effetti sto scrivendo a te invece di guardare le gemme spuntare sui rami del ginco qui fuori dalla finestra.

In effetti credo che ora riposerò.


martedì 10 marzo 2020

No party

Cara O.,
e così domani niente chemio.
I bianchi mi hanno abbandonata, e per fortuna solo loro a quanto pare.
Sono andata un po' in crisi, ma per fortuna la zia Cris mi ha "dato la mossa" per venirne fuori e dopo una ventina di minuti di abbrutimento, ho deciso di cercare di uscirne.

Il problema è, per quanto cerchi di guardare un passo alla volta, che il traguardo si allontana come quei rifugi che li vedi, sono lì ma non ci si arriva mai.

Ecco, in questa salita in montagna in questo momento mi sono fermata a bere (anche se in salita lo si dovrebbe fare il meno possibile).

Obbligo di stare tappata in casa, di avere pochi contatti, di riposare e recuperare: il rischio è che domani resto tutto il giorno in pigiama!

Sogno di disegnare una distesa di giaggioli in fiore.
Di lavorare a maglia senza impazzire.
Di imparare a ricamare.

Di stare bene e di poter uscire di qui.

Un passo per volta, senza strafare.

lunedì 9 marzo 2020

arrabbiature

Caro Andrea,
ho letto il tuo ultimo post e sono arrabbiata nera.
Per colpa di gente che se ne frega, colta da estremo ombelicocentrismo, che mette i propri interessi al di sopra di qualsiasi altra cosa, per colpa loro tu rischi di non poter fare un intervento importante perché se devono scegliere a chi dare il posto in terapia intensiva, tu per tanti motivi resti tra gli ultimi.

Sono arrabbiata, perché dovrò andare a fare la chemio e rischierò di trovare posti di blocco a cui dovrò mostrare i fogli dell'ospedale [e addio privacy].
Sono arrabbiata, perchè rischio di dover questionare con qualche poliziotto quando domani porterò mia figlia dai miei genitori, dato che dopo domani dovrò uscire di casa alle 06.00.

Sono veramente arrabbiata e non so come tu faccia ad essere solo lievemente amareggiato.

Perchè deve essere sempre tutto in salita? Perchè deve essere sempre una arrampicata su parete verticale?

Sono arrabbiata, imbronciata e stanca.

sabato 7 marzo 2020

Cara Anna,

Sono in un picco di negatività e mi nascondo tra le pieghe del ricordo di te. 

Se tutto va bene, mercoledì farò la seconda infusione, durante la quale riceverò la visita della genetista con i risultati del test per BRCA 1 e 2: lo sapevo che sarebbero arrivati, anche se ammetto di aver accantonato la cosa.
Pur avendo fatto questo test con coscienza e cognizione di causa, ora ho paura: riceverò i risultati da sola, mentre sarò attaccata alla terapia, seduta su quella poltrona azzurra e mi sento tutto tranne che in grado di ricevere in quel modo eventuali brutte notizie.
Ci sto provando a ridimensionare, a razionalizzare, a pensare che ce la farò e che il Corona Virus non colpirà né me ne la mia famiglia, che arriverà l'estate e sarà tutto finito e staremo tutti bene.
Ma Anna, il seme della paura sta mettendo radici e come la peggiore delle erbacce, per quanto la strappi, resta sempre un filamento che la fa rispuntare.

Quanto vorrei poterti parlare.. Mi manchi. 

giovedì 5 marzo 2020

Mal comune..

Cara M,
mi piace come si è evoluto il nostro rapporto: l'onestà di chiamare le cose con il loro nome, la libertà di lasciarsi andare in qualche parolaccia quando la pressione diventa eccessivamente forte e una discreta dose di ironia e cinismo.

Non credo al detto "mal comune, mezzo gaudio".
Semmai credo di più a quello di Paolo Bitta, "mal comune... mal comune"
Però, raccontarsi le rogne, quello che si sente dentro che urla e vuole uscire, con la libertà di non sentirsi giudicati è qualcosa di speciale.

Stasera senza volerlo, tu hai saputo aiutarmi a sciogliere l'ennesimo nodo della mia anima, uno di quelli che mi impediva di scrivere e che mi obbligava a dipingere e ora so in che direzione lavorare.

Però dipingere mi piace sul serio, anche se sono una capra.
Nella testa da qualche giorno ho delle immagini ricorrenti che chiedono di essere espresse e liberate e la tempera è l'unica a lenire questa spaccatura.

Ci siamo promesse una sbronza quando avrò finito tutto e per allora spero che anche a te le cose andranno un pochino meglio.

Per il momento elmetto in testa e attenzione ai sassi che cadono dalle pareti.

E ricordati di "salvare la giornata", con almeno tre cose belle: tutte tutte tutte le giornate devono essere salvate e rese degne di essere state vissute, non fosse altro che per aver trovato la carta igienica al suo posto quando siamo state in bagno.

Anche questo non è poi così scontato, no?