Ho un blocco emozionale alla base d'ingresso del cuore.
Non entra e non esce niente e resto gelida, acida e ben poco amorevole.
Le parole non scorrono sulla tastiera, né sulla carta, né nella testa.
Le immagini non arrivano alla mano che tiene il pennello.
I giorni scorrono rapidi e uguali e portano in bocca l'amara sensazione di non riuscire a sfruttarli nel modo migliore in cui avrebbero potuto essere sfruttati.
Le telefonate, spesso portano più notizie nefaste che positiva vita.
Ieri è morto il cardiologo di mio padre, stimatissimo professionista e amico dei miei genitori da una vita lavorativa passata insieme.
Oggi ricevo notizie dell'elenco lungo di lutti di amici della bergamasca.
Non sono ancora riuscita a trovare il coraggio di alzare il telefono e salutare probabilmente per l'ultima volta zio F. , oramai in hospice.
Non mi guardo allo specchio, perché ho paura dei miei occhi, ho paura di fare i conti con la mia anima.
Ho tagliato i capelli ancora e sono quasi certa che non ho ancora finito.
E' tutto troppo, tutto esageratamente di forte impatto emotivo su di me, che sono più che mai fragile e fiaccata nel cuore.
Il fisico risorge anche questa volta, come una fenice dalle sue ceneri; il cuore fa male però.